Bref, de l’intraducibilité

Ne avevamo parlato qualche settimana fa: alcune parole o espressioni italiane non sono traducibili in francese. Entrano in gioco le citazioni, i riferimenti culturali, ma è anche la lingua stessa a metterci a volte in difficoltà. Eppure, inversamente, il disagio dell’intraducibilità, gli spaventosi buchi lunghi diversi secondi durante una conversazione anche quando parliamo nella nostra lingua madre crescono proporzionalmente al tempo trascorso all’estero. Rode ammetterlo, ma anche i francesi, dal canto loro, sono riusciti a coniare dei termini inesistenti in altre lingue eppure così incredibilmente utili. Accade così che quando ci troviamo a che fare con un bilingue italofrancese ci lasciamo andare liberamente a prodezze linguistiche degne di un Dante Alighieri alle prese con l’invenzione di neologismi, saccheggiamo allegramente entrambi i repertori, perfettamente a nostro agio nella creazione macchiettistica di sgorbi di origine francese ma con suffisso italiano. E a onor del vero, lo facciamo anche quando la traduzione italiana esiste, ma non abbiamo alcuna voglia di andarla a cercare in chissà quale cassettino impolverato della memoria, dal momento che la versione francese è proprio lì a portata di mano.

Alzi la mano chi non si è mai trovato in difficoltà di fronte all’impossibile traduzione in italiano di questi termini francesi:

n’importe quoi: letteralmente “qualsiasi cosa”, in pratica l’espressione indispensabile e 100% intraducibile. Come lo dici? “Cazzata” può funzionare in alcuni contesti, ma non in altri. Certo, di volta in volta il concetto può essere reso con giri di parole sempre diversi, ciò non toglie che, pur parlando in italiano, se l’interlocutore è francofono, il “n’importe quoi” resta il più delle volte immutato al suo posto.

décalé: voce del verbo “décaler” (spostarsi, scalare, slittare), usato come aggettivo indica qualcosa di diverso rispetto al contesto in cui si trova, un elemento fuori posto (anche se il concetto di “fuori posto” ha un’accezione leggermente negativa non necessariamente presente nell’espressione che vuole tradurre), una nota stonata, un concetto a suo modo divertente. Bref, décalé, quoi.

rentable: eri convinto anche tu che “rantabile” fosse italiano? Ahahahahahahahahahahahahahah!

dépaysement: l’italiano “spaesamento” non ha esattamente lo stesso significato. Il termine francese indica semplicemente il sentimento di chi si trova in un luogo esotico, ma non include la sensazione di smarrimento e disagio di chi è italianamente spaesato.

enjeu: il suo significato letterale di “posta in gioco” non può funzionare nel 90% dei contesti. Eppure quanto ti aveva salvato il culo nell’ultima dissertation di storia contemporanea?

assumer: il verbo di chi “ammette, si rende conto”, certo, ma anche, in un certo senso, se ne assume la responsabilità.

squatter: se dici che un tuo amico squatta da mesi il tuo divano, sei proprio sicuro sicuro che qualsiasi italiano capirebbe?

chute: inteso qui non nel senso di caduta, ma nell’intraducibile significato molto lontanamente avvicinabile a quello di “finale a sorpresa” tipico degli sketch o dei cortometraggi.

cocher: selezionare, spuntare, segnare la casella? Dai, non siate ridicoli. Si dice “cocher la case”, punto e basta.

avoir la flemme: dai, avete capito da soli, no? Ho la flemma di spiegarlo.

démarcher: non so per voi, ma per me l’unica traduzione degna è “demarciare”.

postuler: sì sì, provaci a usare il termine “postulare” con i tuoi amici italiani italo-residenti, vedrai che risatone!

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Dal 2013, Italiani a Parigi.

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