Dipartimentali 2015: che aria tira?

votareIl Fronte Nazionale primo partito di Francia. Marine Le Pen presidente della Repubblica nel giro di due anni e mezzo. La sinistra polverizzata e il Paese in mano all’estrema destra.

A leggere i giornali francesi (nonché quelli italiani)  domenica prossima piuttosto che il primo turno delle dipartimentali andrà in scena l’inizio dell’Apocalisse, con tanto di stracciamento collettivo di vesti, veglie di preghiera e accenti disperati. Ma la situazione è veramente così drammatica come sembrerebbe ascoltando gli analisti di France Info e leggendo gli articoli di Libé?

Tra il primo ministro Manuel Valls che non dorme più sonni tranquilli, spaventato dall’ascesa del Fronte Nazionale, il centrodestra che cerca ancora di sopravvivere e l’assemblée générale che diventa un’arena da corrida, ad andare in brodo di giuggiole è la stampa di destra italiana, che vede in Marine Le Pen la paladina pronta a sgominare i discepoli del Pensiero Unico. Tra l’altro, mi si scusi l’inciso, com’è che è tornato di moda dire Pensiero Unico? Ultimamente a quanto pare la stampa destrorsa impiega questo termine per indicare – negativamente – il pensiero (se così si può dire) di sinistra, o quel poco che ne resta nelle nostre sbrindellate (social)democrazie… Però non ho capito da quando quest’espressione ha ricominciato ad andare per la maggiore. Se qualcuno lo sa mi passi un colpo di telefono per spiegarmelo, per favore. Fine dell’inciso.

Detto questo, dopo i risultati delle europee dell’anno scorso non si può negare che un po’ di strizza è giustificata. I sondaggi rimbalzano sulle prime pagine dei quotidiani ed ignorarli non è facile: il Fronte Nazionale è dato come primo partito di Francia con il 30% dei voti, e rischia di portarsi a casa un certo numero di dipartimenti al momento guidati dai socialsti. Il che ha portato la deputata Marion Marechal Le Pen (no, non stupitevi per il cognonome, è la nipotina) a scagliarsi contro Valls che insulta “il trenta per cento dei Francesi” che votano FN, col risultato di spingere il primo ministro, che nelle ultime settimane ha scelto lo scontro diretto con il partito di Le Pen, ad alzare i toni dela risposta. Ovviamente la replica di Le Pen (quella grande) non si è fatta attendere.

E il teatrino continua.

La strategia del primo ministro di cercare lo scontro diretto con il Fronte Nazionale ha raccolto un discreto numero di critiche tra le file dell’UMP, che lo accusa di voler far crescere l’FN al primo turno delle elezioni da un lato per compattare la sinistra sotto l’ala di un Parti Socialiste che non fa più sognare nessuno, dall’altro per assicurarsi il secondo turno, contando sul fatto che, spaventati dalla possibilità che a vincere sia l’estrema destra, anche gli elettori abitualmente più restii a recarsi alle urne “si turino il naso” e votino PS. Che sia tutto parte di una strategia o no, non so certo giudicare, ma quel che è certo è che non passa giorno senza che questo “scambio di gentilezze” tra PS e FN non si arricchisca di un nuovo capitolo. A discapito, cela va de soi, dei contenuti veri e propri della campagna politica.

Ma, tornando al famoso 30%: davvero un francese su tre è un ammiratore del partito di Le Pen? Andiamoci piano. Tanto per iniziare, seppure domenica prossima dovessimo registrare un 30% per il Fronte Nazionale, sarebbe un terzo di chi si è recato alle urne, ossia, secondo le stime, il 43% degli elettori. E il 30% si trasforma in 13%. E già mi pare un po’ diverso…

Eh sì, perché il vero vincitore delle prossime dipartimentali rischia di essere proprio l’astensione, primo partito di Francia, e al primo turno! A cosa imputare un dato così alto? Parliamoci chiaro: già alle locali, in Francia, va a votare la metà dell’elettorato delle politiche. Secondo: le dipartimentali già nessuno aveva capito a cosa servissero, adesso che la riforma territoriale è appena passata, modificando le funzioni di regioni e dipartimenti figuratevi! Già è tanto se la gente comune ha capito dove andare a votare. Se a questo aggiungete il disincanto di chi nel 2012 ha votato socialista e non vuole ripetere l’esperienza (ma al tempo stesso non riesce a votare a destra) e il fatto che, come sopra accennato, la campagna elettorale sia stata più l’occasione per dichiarazione choc e paroloni piuttosto che per presentare delle vere politiche per il territorio, al 57% di astenuti si arriva facilmente.

Sembra talmente evidente che a votare domenica prossima ci saranno quattro gatti che a François de Rugy, deputato dei Verdi è pure venuto in mente di depositare un progetto di legge che preveda un’ammenda per chi non si reca alle urne, ovviamente seguito da polemica e dibattiti a France Inter. Forza ragazzi, continuate così: ancora un piccolo sforzo e siete riusciti a fare una vera e propria campagna elettorale all’italiana!

Certo, l’idea che un partito xenofobo, intrinsecamente razzista e antieuropeo possa arrivare in Francia a registrare il 30% non può lasciare indifferenti. Le cause di questa ascesa sono molteplici e non si vuole certo proporre l’ennesima analisi in questa sede. I contraccolpi della crisi economica; la disoccupazione che – nonostante il 2015 sia l’anno “della ripresa e della fiducia”, stando alle parole del governo – continua a colpire ampie fasce della popolazione, specie tra i giovani, specie alla campagna; i lavoratori indipendenti che si sentono abbandonati a loro stessi; la strumentalizzazione della paura post-attentati: non sono che alcuni tasselli che compongono il variegato mosaico del crescente elettorato frontista.

Ma la vera domanda che sorge spontanea è: Dall’altra parte sta una sinistra divisa (neppure alle dipartimentali  le sinistre si presenteranno in una sola lista), incapace di proporre soluzioni nuove da anni (decenni?), dalla quale è difficile sentirsi rappresentati. E che soprattutto non ha più nessuna presa sulle fasce più fragili e più povere della popolazione, in campagna, certo. Ma anche nelle banlieue. Non può essere un caso che perfino nel 93esimo, storicamente di sinistra, l’FN rischi di fare una bella performance domenica prossima.

Informazioni sull'autore

CHI SIAMO

Dal 2013, Italiani a Parigi.

Torna in alto