Pasolini di Abel Ferrara, peggio di così era difficile

Sarebbe stato bello e giusto se avessi deciso di dedicare questo editoriale alle elezioni in Grecia. Ero quasi pronta per scriverlo, ce l’avevo tutto il mio discorso in testa: la gente scesa in piazza a festeggiare, la vittoria di un’Europa diversa, l’alba di un cambiamento epocale, finalmente. E invece no, prima i complimenti di Marine Le Pen, e poi quei due seggi in meno, infine la necessità di una coalizione e l’alleanza con la destra conservatrice.

Allora ho cambiato idea e ho deciso di parlarvi dell’unica cosa al mondo che nell’ultima settimana ho trovato ancor più terrificante di questo agghiacciante accordo tra Syriza e Greci indipendenti: l’ultimo film di Abel Ferrara, Pasolini.

Mamma. Mia.

I Cahiers du cinéma ovviamente ne tessono le lodi. Eppure avevo imparato a diffidare dalle loro critiche accazzodicane da quando avevano incoronato Spring Breakers nell’Olimpo dei migliori film del 2013 e osannato Mommy manco fosse la venuta del messia. Dev’essere che, a dispetto della scienza empirica, sotto sotto il potere dei Cahiers continua ad esercitare su di me un subdolo potere inconscio influenzando le mie scelte dinanzi ai film all’affiche. Ma non mi avranno più. Pasolini mi ha traumatizzata.

Caro Abel, hai toppato. Il tuo film non solo fa schifo, ma è anche fastidioso. Roba da andarsene sbattendo la porta. O per lo meno addormentarsi cercando di dimenticare.

Partiamo dalla storia. Abel, non ci siamo. Che cosa ci volevi raccontare? Che a Pasolini piacevano i maschi? Che si divideva tra la pratica della fellatio ai prostituti borgatari e le interviste ai giornalisti? Che ha fatto dei film scandalosi? Abel, tu devi capire che nel deserto culturale in cui l’Italia di oggi è disastrosamente caduta, di fronte allo spessore intellettuale di una personalità poliedrica e immensa come quella di Pasolini gli italiani si mettono a singhiozzare dalla disperazione. Oltre a fare film con gente che si sodomizza, Pasolini ha anche scritto dei romanzi meravigliosi, delle poesie, articoli di riflessione acutissima e controcorrente sugli eventi del suo tempo. Ha fatto anche dei film neorealisti, lo sapevi? In cui non si vedono nemmeno un culo né una tetta. Avresti potuto essere più esaustivo, insomma, dal tuo film non si capisce una ceppa.

In secondo luogo, scusatemi, va bene tutto, ma un film su Pasolini in inglese non si può vedere, Abel, abbi pietà. Guarda, o almeno avrei preferito se tu lo avessi fatto in inglese dall’inizio alla fine, ma francamente cominciare ogni scena con due idioti che si dicono “Ciao bello! Come stai?” con una cadenza da ciociara lobotomizzata per poi riprendere come se nulla fosse con la parlata anglosassone per me corrisponde all’avventurarsi pericolosamente in stilemi da cinepanettone. Ridicolo.

Mastandrea, hai sbagliato, ma sono sicura che non sapevi quello che stavi facendo. Ti perdono solo perché sei tu.

Infine, Abel, hai cercato di mettere in scena Porno-Teo-Kolossal, opera incompiuta di Pasolini. Ok, ne avevi il diritto, me ne farò una ragione, anche perché in più qualcun altro ci aveva provato prima di te, Sergio Citti, co-sceneggiatore dell’opera originale, con I magi randagi, che non ho visto, ma a cui concedo il beneficio del dubbio. Tuttavia, Abel, io voglio sperare che Pasolini non avrebbe mai avuto l’ardire di scegliere Scamarcio come personaggio principale. Mi piace pensare che avesse buon gusto.

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