Dopo il successo delle due date parigine del tour Vestiti Leggeri del 5 e 6 febbraio 2014, il gruppo pisano ha incontrato la redazione di Parigi Grossomodo per un’intervista esclusiva sul nuovo album, uscito per Piccica dischi, e sui concerti al 59Rivoli e all’enoteca italiana CiaoGnari. Tommaso Novi e Francesco Bottai ci raccontano la loro esperienza di Gatti Mézzi a Parigi.
Per la presentazione di questo quinto album avete previsto moltissime date all’estero. E’ una scommessa oppure la vostra musica inizia seriamente a essere apprezzata anche dai non toscani?
Già durante le date italiane di questo tour di Vestiti leggeri, iniziato ad aprile, ci siamo accorti che nonostante che la maggior parte dei testi delle nostre canzoni siano in vernacolo pisano il nostro pubblico sta aumentando in tutta Italia. A Latina, per esempio, abbiamo avuto un riscontro di pubblico inimmaginabile, le persone conoscevano a memoria i nostri testi. Vestiti leggeri è un album che vuole uscire prepotentemente dai confini regionali, tant’è che la seconda fase del tour, iniziata ad ottobre, si svolge completamente fuori dalla Toscana. Per il momento viaggiamo in duo, ma speriamo prossimamente di poter portare anche Mirco Capecchi (contrabbasso) e Matteo Consani (batteria), gli altri due matti del gruppo.
Qual è stata la vostra impressione sul pubblico parigino?
A Parigi abbiamo trovato fermento, voglia di vivere, una gioia che a volte manca in Italia, dove non c’è nemmeno più voglia di ascoltare. In queste due date al 59 Rue Rivoli e all’enoteca CiaoGnari ci siamo accorti che esiste uno zoccolo duro di fan, prevalentemente italiani, che ci segue anche da Parigi. Ma quello che ci ha stupito e che ci ha dato maggiore soddisfazione è l’aver incontrato alcuni francesi, venuti a sentirci insieme ai loro amici italiani, che apprezzano e ci fanno i complimenti per la nostra musicalità, per noi questo è molto importante. Molti detestano i francesi, ma come si fa a detestare un Paese che ha dato il successo vero ad artisti come Paolo Conte, Gianmaria Testa, Petra Magoni e Stefano Bollani? Qui c’hanno le orecchia dritte, non è una questione di raffinatezza, il problema è che da noi spesso non si “rizzano” nemmeno, c’è poca curiosità.
…Sempre più giovani infatti cercano fortuna Oltralpe. Un giovane artista italiano è veramente costretto ad emigrare per potersi esprimere?
E’ qualcosa che ognuno sente dentro di sé, ma spesso dipende dalle occasioni che si hanno. Noi diciamo, chi ha possibilità in Italia di esprimersi e di fare, rimanga in Italia, insista e lotti con noi, chi invece sente il bisogno di partire perché non si sente valorizzato non si periti, vada e faccia quello vuole fare. In Italia non c’è una cesura tra il mondo dilettantistico e quello professionale, i gestori dei locali non fanno un filtro a monte e quindi spesso la gente va a sentire concerti che non valgono il prezzo del biglietto. Capiamo quindi questa voglia di giocarsela altrove e noi stessi non abbiamo mai escluso la possibilità di partire, ma allo stesso tempo non ne abbiamo mai sentito la necessità perché in Italia abbiamo le nostre famiglie e riusciamo a vivere facendo musica.
E non solo musica, vi state cimentando anche in altri progetti…
Si, in effetti il 13 marzo al Teatro delle Sfide di Bientina (PI), assieme a Andrea Kaemmerle presenteremo il nostro nuovo spettacolo teatrale che si chiamerà Marinati 43, come la latitudine di Marsiglia, dove si svolge la storia. Inoltre, qualche giorno fa abbiamo finito la colonna sonora di “Fino a qui tutto bene”, il nuovo film di Roan Johnson, un ottimo regista che inizia ad essere apprezzato a livello internazionale. Questa collaborazione rappresenta per noi il completamento di un percorso, perché abbiamo sempre lavorato a partire da delle immagini per concepire le nostre canzoni e ci siamo sempre detti che ci sarebbe piaciuto realizzare una colonna sonora, finalmente ne abbiamo avuto l’occasione.
A.X.