Aux armes intermittents!

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Foto: Midi Libre

Chiunque segua almeno un minimo l’attualità francese non può non averne sentito parlare: il mondo dello spettacolo è sul piede di guerra. Ormai da qualche settimana lo sciopero degli intermittenti dello spettacolo provoca l’annullamento di concerti, performance e rappresentazioni. E, con l’avvicinarsi del Festival d’Avignone (l’inizio è previsto per il 4 luglio), il più prestigioso festival estivo in Francia (più di 130mila spettatori accolti ogni anno), la minaccia di uno sciopero degli artisti e dei tecnici dello spettacolo fa tremare molti. Proprio il 16 giugno si annuncia una nuova giornata di protesta, con una manifestazione a due passi dal ministero della Cultura a Parigi.

Questi lavoratori protestano contro la riforma del loro regime di indemnisation chomage: questa riforma, il cui obiettivo è quello di far risparmiare l’Unedic (l’organismo che eroga la cassa integrazione in Francia), è fortemente contestata dai sindacati e dai lavoratori del settore, che vi vedono il rischio di precarizzare in modo pericoloso gli intermittenti dello spettacolo. In un Paese come la Francia, famosa per le sue politiche sociali e ancora di più per il sostegno che da sempre dà al mondo della cultura, lo sciopero degli intermittenti non poteva certo passare sotto silenzio. E infatti ha infiammato gli animi di molti, sia di coloro che vi vedono uno smantellamento delle politiche di sostegno alla cultura, sia di coloro che accusano gli intermittenti di essere un costoso peso per l’insieme dei lavoratori e di godere di un sistema privilegiato.

Personalmente condivido in larga parte le rivendicazioni degli scioperanti, nonostante le storture del regime degli intermittenti siano molte e la necessità di una riforma sia necessaria. Con questo articolo, però, non voglio prendere posizione in merito alla questione, né approfondire troppo i termini della polemica attuale, ma fornire alcune spiegazioni chiare per coloro che non conoscono questo particolare “statuto”. L’argomento è di bruciante attualità in Francia, ma costituisce anche un argomento – quello dello status dei lavoratori dello spettacolo – su cui sarebbe giusto che anche in Italia si aprisse una riflessione.

Chi è un « intermittent du spectacle »?

L’espressione Intermittent du spectacle non definisce un mestiere, né uno statuto vero e proprio, bensì un regime sociale specifico creato nel 1936 per i lavoratori impiegati nei diversi settori dello spettacolo. Negli anni ’30 l’industria cinematografica conosce in Francia un rapido sviluppo ed è in seguito alle ripetute richieste dei produttori cinematografici, che impiegano un gran numero di dipendenti senza poter garantire loro un posto fisso, che viene istituito questo regime contributivo.

Oggigiorno questo regime si applica a tutti i settori dello spettacolo: cinema, teatro, musica, televisione (gli intermittenti dello spettacolo, per esempio, rappresentano il 10% della massa salariale di France Television) e riguarda sia i posti tecnico/amministrativi (decoratori, cameramen, assistenti di produzione) sia gli artisti. Nel 2011 i lavoratori che sottostavano a questo regime particolare erano più di 250mila.

Come funziona il regime degli intermittenti?

Il CDDU (Contrat à Durée Déterminé d’Usage) è il dispositivo che permette l’assunzione di un dipendente nel quadro generale di questo regime. A differenza di un normale contratto a tempo determinato può essere di brevissima durata e non prevede alcun limite ai rinnovi: il datore di lavoro può riassumervi infinite volte con un CDDU. Tra un periodo lavorativo e il successivo, un intermittente ha diritto a vedersi erogata un’indennità di disoccupazione: si tratta di una misura assolutamente necessaria per i mestieri legati allo spettacolo, per i quali la precarietà e l’intermittenza del lavoro sono connaturati alla natura stessa dell’impiego.

Come si accede a questo regime?

L’accesso al regime di contribuzione degli intermittenti viene accordato da Pole Emploi in base ad alcune condizioni: in pratica il dipendente deve dimostrare di aver lavorato 507 ore in 10 mesi (10 e mezzo per gli artisti) prima di ottenere il diritto agli assegni di disoccupazione.

Per un lavoratore non intermittente questo diritto si ottiene con 610 ore retribuite in 28 mesi. Nel mondo dello spettacolo, purtroppo, i contratti sono spesso brevissimi (talvolta alla giornata) e il conteggio delle ore è spesso fatto al ribasso: ad esempio un “cachet” per uno spettacolo è contato forfettariamente come 12 ore di lavoro (immaginate le ore e ore di prove e allestimento che non vengono conteggiate) e come 8 ore quando i giorni di lavoro sono più di cinque.

Come funziona l’indennità disoccupazione per gli intermittenti?

Questa difficoltà nell’accedere allo “statuto” di intermittent du spectacle è ricompensata dall’indennità di disoccupazione a cui hanno diritto i lavoratori che beneficiano di questo regime speciale. Una volta dimostrate le 507 ore di lavoro (ossia circa 3 mesi e mezzo) si ha diritto a ricevere gli assegni di disoccupazione per otto mesi, laddove per gli altri lavoratori lo chômage è pagato sulla base di un giorno di disoccupazione per un giorno di lavoro.

Questa disparità, chiaramente, costituisce uno dei punti maggiormente contestati dai promotori della nuova riforma: per la Medef (una delle associazioni padronali francesi) è un segno evidente dell’iniquità del sistema, che permette agli intermittenti di ricevere dei contributi molto più alti (perché hanno diritto a molti più mesi di cassa integrazione) rispetto ai lavoratori che sottostanno al regime generale di Pole Emploi.

 

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Dal 2013, Italiani a Parigi.

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