Ci sono cose che nessuna scuola di lingua ti insegnerà mai. Dopo i verbi della prima coniugazione e le ipotetiche del secondo tipo, il massimo che ti può capitare è una videocassetta di Amélie Poulain oppure una canzone di Edith Piaf. Per di più, prima di relazionarti con la popolazione locale, nessuno ti aveva spiegato che il francese lambda ha orrore di tutti quei film che credevi l’orgoglio nazionale, in cui personaggi dai costumi disinvolti compongono triangoli amorosi fumando sigarette e dissertando con estrema serietà sul senso della vita. Nell’immaginario d’Oltralpe il cinema francese corrisponde a ben altro: la commedia sboccata che passa alla televisione ogni anno tra Natale e Capodanno, il film generazionale visto su grande schermo coi compagni del liceo in un pomeriggio del ‘98, il poliziesco décalé di cui tutti conoscono ogni scena a memoria. Insomma, per oltrepassare una tappa fondamentale nel nostro processo di integrazione in terra straniera, ci sono citazioni indispensabili, che stanno al francese come «Ricordati che devi morire» sta all’italiano.
La cité de la peur
Cannes, 1993, un film, Red is dead, in cui un serial killer uccide le sue vittime servendosi di falce e martello, una pellicola talmente brutta che nemmeno alla prima gli spettatori riescono a guadarla fino alla fine. Odile, l’addetta stampa, cerca disperatamente di trattenere l’unico giornalista rimasto in sala, ma senza risultato. In compenso, la misteriosa uccisione del proiezionista offre al film un’insperata pubblicità. Entrano allora in gioco alcuni personaggi: Serge Karamazov, guardia del corpo del futuro proiezionista, Simon Jérémi, l’attore del film giunto a Cannes per la promozione, e il commissario Bialès, che indaga sull’assassinio. L’intera équipe de Les Nuls, celebre trio comico francese, sguinzagliata in un film noir dall’umorismo completamente assurdo che ai connazionali piace così tanto da ricordarsene a memoria non poche battute. Le indispensabili: «Vous voulez un whisky? – Juste un doigt. – Vous voulez pas un whisky d’abord ?»; «On peut tromper mille fois une personne, mais on ne peut pas tromper… Si. On peut tromper une fois une… Non. On ne peut pas tromper une fois mille personnes, mais on peut tromper une fois mille personnes.»; «J’ai perdu ma mère ce matin… – Elle est morte ? – Non non, je l’ai perdue, c’est-à-dire que je l’ai perdue, elle était là et pouf pouf, je l’ai perdue…»
C’est arrivé près de chez vous
Anche se non si tratta propriamente di una produzione francese, questo film belga in lingua francese è diventato, nel corso degli anni ‘90, una tappa obbligata nell’educazione cinematografica degli adolescenti d’Oltralpe. Eppure era nato come un semplice film scolastico, nient’altro che la tesi di Rémy Belvaux, studente alla scuola di cinema di Bruxelles. All’epoca probabilmente nessuno immaginava che, arrangiato con qualche scena in più, avrebbe permesso alla sua giovane équipe di camminare sul prestigioso tappeto rosso di Cannes. Complice l’interpretazione di Benoît Poelvoorde, che poi avrebbe effettivamente fatto carriera come attore cinematografico, questo film è davvero geniale. Impossibile coglierne fino in fondo l’aspetto parodistico senza conoscere Strip-tease, una trasmissione televisiva belga di documentari andata in onda fino a pochi anni fa che consisteva nel filmare una persona nella sua quotidianità lasciando interamente spazio alle sue parole e azioni ed evitando qualsiasi voce di commento. C’est arrivé près de chez vous riprende il concetto scegliendo però come protagonista un soggetto molto particolare: un serial killer, che l’équipe segue nella sua vita di tutti i giorni, dalla visita alla famiglia all’aperitivo, facendosi raccontare i trucchi del mestiere come un artigiano qualsiasi. L’effetto umoristico è assicurato.
Le citazioni cult su Topito!
Le Père Noël est une ordure
E’ la sera di Natale, Pierre e Thérèse lavorano insieme da SOS Amitié dove il loto compito consiste del rispondere alle telefonate di persone disperate alla ricerca di una parola amica. Intorno a questo duo dai modi dolci e cordiali ma un po’ rigidi ruoteranno tutta una serie di personaggi l’uno più bizzarro dell’altro. Da Madame Musquin, la loro collega psicorigida e un po’ paranoica che rimane chiusa nell’ascensore, a Katia, una transessuale con tendenze suicide, da Josette e Felix, una coppia esplosiva che abita in una baracca nei pressi del périphérique, a Monsieur Preskovitsch, il vicino bulgaro, che porta in dono schifezze gastronomiche dal dubbio sapore. Poche chiamate per una serata di Natale, osserva in un primo tempo Pierre, ma parla troppo presto perché in quell’appartamento ne succederanno di tutti i colori. Divertente, popolare, politicamente scorretto, Le Père Noël est une ordure è uno dei grandi classici della commedia francese, a cui perdoniamo anche qualche tratto misogino e pure un po’ omofobo.
Le dîner de cons
Ogni mercoledì Pierre Brochant, insieme ad alcuni amici, organizza una cena a cui ognuno deve invitare un con (un «cretino», volendo utilizzare la traduzione ufficiale del film in versione italiana). Dopo essersi divertiti a prendersi gioco degli invitati, che non conoscono la vera ragione dell’invito, gli organizzatori eleggono il migliore. Vince chi è riuscito a scovare il campione dei cretini. Pierre Brochant è sicuro della vittoria, questa settimana ha scovato un cretino da guinness: François Pignon, impiegato al Ministero delle Finanze e appassionato di modellini costruiti coi fiammiferi. Non sa ancora che quella sera la cena non avrà mai luogo. Tra gaffe e scambi di persona, i personaggi del film si muovono col ritmo disinvolto della pièce teatrale da cui il film prende le mosse e tessono una sceneggiatura acuta e divertente che è diventata un classico della commedia francese. Un must? La telefonata a Juste Leblanc:
Les visiteurs
Uscito nel 1993, realizzando uno dei più grandi incassi della storia francese, Les visiteurs è un po’ un Non ci resta che piangere all’incontrario. Protagonista è il conte Godefroy de Montmirail che a un passo dalla nozze con la sua promessa sposa, Frénégonde de Pouille, si ritrova, vittima di un maleficio, a uccidere per errore il futuro suocero. Nella speranza di porre rimedio a tale tragica fatalità, il conte chiede aiuto al mago Eusæbius, che gli suggerisce di bere una pozione per tornare indietro nel tempo di qualche giorno, ma sbaglia qualcosa nella preparazione. Cosicché Godefory e il suo servitore Jacqouille si ritrovano catapultati dal XII al XX secolo. Il décalage tra i loro costumi medievali e la modernità è stato il pretesto per alcune fra le scene comiche più culto del cinema francese: la cena a casa di Beatrice de Montmirail e marito dove Jacqouille scopre i segreti della luce elettrica, il passaggio del postino scambiato per un sarrasin e ancora Jacqouille al telefono con il suo discendente Jacques-Henri Jacquart.
Les tontons flingueurs
Louis, meglio conosciuto sotto il nome di Mexicain, a capo di una banda di malaffare, decide, in punto di morte, di affidare la cura dei suoi loschi traffici e di sua figlia Patricia a un vecchio amico, Fernand Naudin (interpretato da Lino Ventura). Questi si ritrova così ad abbandonare la sua vita calma e ordinaria per onorare la promessa fatta all’amico. Il compito si rivela abbastanza movimentato, tra l’esuberanza di Patricia e l’invidia dei fratelli Volfoni che hanno mal digerito la scelta del Mexicain di affidare a un terzo e non a loro la direzione degli affari. Film noir che cede alla commedia a ogni battuta, Les tontons flingueurs, a più di 50 anni dalla sua uscita in sala, non ha mai perso il suo posto di primo piano nell’immaginario collettivo dei francesi. Les répliques cultes ? «Les cons, ça ose tout. C’est même à ça qu’on les reconnaît», «Mais dis-donc, on est tout de même pas venu pour beurrer les sandwichs !», «C’est curieux chez les marins ce besoin de faire des phrases».
La haine
Uno dei pochi film di questa lista ad aver varcato le Alpi con discreto successo, La haine racconta la giornata di Vinz, Hubert e Saïd, tre ragazzi della periferia parigina, all’indomani di una serata di rivolte. Abdel, un giovane della cité, è in coma dopo essere stato pestato dalla polizia durante un controllo, la rabbia esplode nelle banlieues e Vinz promette vendetta… Primo film di Mathieu Kassovitz, con un Vincent Kassel alla soglia dei trent’anni, si è ben meritato tutti i suoi premi. Realistico, potentissimo, il bianco e nero di La haine ci catapulta in una banlieue di metà anni ‘90 le cui dinamiche non sembrano discostarsi di molto da quelle attuali. Ci piace pensare che i nostri lettori e le nostre lettrici lo conoscano a memoria, ma se così non fosse: andate a vedervelo immediatamente! Una colonna sonora indispensabile:
Le péril jeune
In occasione del parto di una loro ex compagna del liceo, incinta di un altro compagno morto di overdose qualche settimana prima, alcuni amici si ritrovano nella sala d’attesa di un ospedale e ricordano i tempi passati. I lunghi flashback sono l’occasione per ritracciare la storia di un gruppo di diciottenni all’ultimo anno del liceo in una Parigi di metà anni ‘70: le occupazioni, gli squat, l’impegno politico e la droga, gli amori, i professori un po’ hippie e la repressione, i pantaloni a zampa e Place de la République. Sicuramente un film generazionale, semplicistico, superficiale, Le péril jeune resta nondimeno lo spaccato di una Parigi mai vissuta, ma per la quale è difficile non lasciarsi andare a uno slancio di nostalgia.