Piccoli gioielli del cinema di furti alla francese

Quando il Louvre viene derubato:

piccoli gioielli del cinema di furti alla francese

Il colpo è stato clamoroso e ha avuto una risonanza mediatica immediata: un furto al Louvre, nientepopodimeno. Già poche ore dopo lo sconcerto iniziale, com’è consuetudine, i social si erano riempiti di battute e allusioni: tra chi condivideva vecchi spezzoni dell’anime Lupin e chi sospettava un’operazione di marketing orchestrata da Netflix perlanciare una nuova stagione dell’omonima serie con Omar Sy nei panni del ladro gentiluomo.

Così, visto che l’occasione è ghiotta, abbiamo pensato di coglierla per rinfrescarci la memoria con qualche classico del “casse” alla francese. Guanti di pelle, occhiate complici e una punta di jazz: ecco cinque titoli (più un bonus) per ripassare l’arte del furto con stile.

 

Bande à part (1964) – Jean-Luc Godard
Un colpo in pieno giorno, tre giovani disinvolti e una scena cult al Louvre: Anna Karina, Sami Frey e Claude Brasseur corrono tra le gallerie come in un sogno. Godard unisce già allora gioco, cinema e trasgressione. Un film leggero come un furto ben riuscito.

Il clan dei siciliani (1969) – Henri Verneuil
Jean Gabin, Alain Delon e Lino Ventura insieme per un piano di portata internazionale, accompagnato da una colonna sonora firmata Ennio Morricone. Rigore, glamour e tradimento: il colpo perfetto, come si faceva una volta.

I senza nome (1970) – Jean-Pierre Melville
Forse il film di rapina più puro mai girato: Alain Delon, Bourvil e Yves Montand orchestrano un colpo di precisione matematica, in un’atmosfera sospesa dove ogni gesto conta. Un polar zen, freddo e magnetico.

Dobermann (1997) – Jan Kounen
All’estremo opposto: caos, techno e latex. Vincent Cassel in versione rapinatore punk, Monica Bellucci complice sensuale: il film è stato unanimemente considerato una delle peggiori pellicole della fine del secolo scorso. Forse è il momento di riscoprirlo, ora che Jan Kounen è tornato in sala con un nuovo film. Chissà, magari lo rivaluteremo?

Nemico pubblico N. 1 – L’istinto di morte/L’ora della fuga (2008) – Jean-François Richet

Il doppio biopic sul bandito più celebre di Francia, Jacques Mesrine. Ancora Vincent Cassel, in una saga ad alta tensione che racconta l’ascesa e la caduta di un mito. Meno elegante di Lupin, certo, ma decisamente più reale.

Bonus: Come rubare un milione di dollari e vivere felici (1966) – William Wyler

D’accordo, non è francese, ma come resistere? Audrey Hepburn e Peter O’Toole si fanno chiudere in un museo parigino per rubare una statua. Divertente, sofisticato e irresistibilmente anni Sessanta: la prova che anche gli americani sanno come si ruba con classe.

E mentre la polizia cerca ancora i colpevoli del Louvre e si susseguono polemiche e commissioni d’inchiesta, noi possiamo sempre consolarci con un buon film. Perché tra eleganza rétro, minimalismo glaciale e follia pop, il cinema francese ha sempre saputo trasformare il furto in una questione di stile.
Dopotutto, a Parigi, anche il crimine ha le sue referenze cinematografiche.

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