Riforma dell’ortografia francese, tanto rumore per nulla

Ma come? Avevo da poco smesso di chiedermi per quale ragione oignon non si leggesse uagnon bensì ognon, cominciavo appena a muovere i primi passi nella raffinata arte dell’accento circonflesso e loro mi cambiano le carte in tavola così? Nell’inciampare per caso fra titoli e commenti ad articoli sulla riforma dell’ortografia francese la settimana scorsa, devo ammettere di essermi lasciata prendere da un certo grado di apprensione. Del resto, a leggere alcuni post su Facebook pareva si stesse per assistere a un attentato epocale alla cultura francese; su Twitter la gente era talmente avvelenata che si è inventata addirittura un meraviglioso hashtag: #JeSuisCirconflexe.

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Insomma, l’impressione era che la riforma avrebbe generato imbarazzanti qui pro quo, tipo fra “Je vais me faire un petit jeûne” e “Je vais me faire un petit jeune”, oppure fra “Je suis sûre ta soeur elle va bien” e “Je suis sur ta soeur elle va bien” (che poi in realtà basterebbe avere qualche basica nozione di punteggiatura per ovviare all’equivoco).

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Però io in fondo lo sapevo che l’omologa francese dell’Accademia della Crusca non si sarebbe mai resa colpevole di tali abomini e così, informandomi un po’ meglio, ho capito che era stato fatto tanto rumore per nulla.

I fatti

Si tratta in realtà di una vecchia faccenda. Pare che agli albori degli anni ‘90 in Francia, oltre al bomber e alla maglietta con l’ombelico scoperto, andasse di moda dibattere di ortografia. Tutto cominciò quando Rocard, primo ministro dell’epoca sotto il governo Mitterrand, si rese conto che il francese scritto alle volte sfidava le regole della logica e del buonsenso e chiese al Consiglio superiore della lingua francese di proporre una lista di rettifiche ortografiche per rimediare a eventuali anomalie. Eminenti linguisti stilarono allora un documento ufficiale pubblicato il 6 dicembre 1990 nel Journal officiel dal titolo Les rectifications de l’orthographe. All’epoca, giornalisti, intellettuali e politici di ogni sorta insorsero contro quello che consideravano un gravissimo affronto, dunque alla fine questa benedetta riforma venne chiusa in un cassetto e pace all’anima sua. Ma allora comment ça se fait che dopo 26 anni il vecchio documento impolverato torna a far parlare di sé? Perché finalmente le case editrici di libri scolastici si sono decise ad adottare la nuova grafia e, a partire dal prossimo anno accademico, a scuola gli alunni impareranno a scrivere con le nuove regole.

Insomma quali sono queste nuove regole?

Il trattino

  • viene sempre impiegato nei numerali composti, sia inferiori che superiori a cento;
  • cade in alcuni nomi composti. Es.: portefeuille, portemonnaie

Il plurale dei nomi composti

  • i nomi composti del tipo verbo+nome oppure preposizione+nome al plurale prendono la s. Es.: après-midis

L’accento circonflesso

  • rimane su a, e, o;
  • cade su i e u, tranne nei verbi coniugati al passato remoto (nous suivîmes), all’imperfetto del congiuntivo (qu’il voulût) e al piuccheperfetto del congiuntivo, e nei casi in cui apporta una distinzione di senso utile (, jeûne, mûr, sûr)

Il participio passato di laisser seguito da verbo all’infinito

  • resta invariato al femminile e al plurale (elle s’est laissé séduire, je les ai laissé partir)

I nomi stranieri

  • al plurale prendono sempre la s. Es.: jazzmans, graffitis.

Anomalie

  • solo qualche esempio: assoir (invece di asseoir), charriot (invece di chariot), nénufar (invece di nénuphar), ognon (invece di oignon)…

E dunque?

Chi grida allo scandalo, al livellamento verso il basso della cultura, a un attentato alla lingua francese mi pare ignori la basilare legge linguistica per cui ogni idioma evolve in continuazione e che è proprio in virtù della democratizzazione del linguaggio che né italiani né francesi parlano più in latino. Pare ignorino altresì quanto in realtà la riforma riformi ben poco e metta inoltre al riparo da tutti gli equivoci pur paventati da detrattori un po’ superficiali. Inoltre le nuove regole non impediscono l’impiego delle vecchie, ognuno è libero di scegliere tra la nuova o la vecchia forma.

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Anzi, verrebbe da dire, molti francesi scrivono così male che questa riforma contribuirà ben poco a ridurre il numero degli errori nei temi in classe e nei commenti sul web. E poi, diciamocelo, agli strenui difensori del sacro accento circonflesso è andata pure troppo bene! In giro c’è gente molto più pericolosa, come per esempio lui: Mario Périard, di Ortograf.net, che la pensa così:

Ortograf è-t une ortograf altèrnative du Françè. Une ortograf fonolojic, flèxible, cohérante é normalizé.

La lang françèz apartièn à çeu qi la parle é si çeu qi la parle adopte une manière sinple de l’écrire é la propaje, çètte norme s’inpozera d’èlle-mème. L’administrasion, le sistème d’éducasion é la soçiété en jénéral devron s’ajusté.

Pluto qe d’atendre vènemen é pasivemen une “réformète” parsièl de l’ortograf inpozé par une qelqonqe otorité, prenon possèssion de notre lang, en nou-z apuiyan sur une norme sinple é présize qi s’apren en 15 minute.

Écrivé fonolojiqeman dè mintenan, non par ignorançe ou néglijençe, mè parçe qe vou conèssé la nouvèl façon d’écrire le françè, la norme Ortograf.

Paura, eh?

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