Berlinguer : Andrea Segre racconta la Grande Ambizione

Parigi Grossomodo era presente all’anteprima parigina del film Berlinguer – La grande ambizione. Uscito l’8 ottobre in Francia, il film di Andrea Segre riporta sul grande schermo una pagina cruciale della storia italiana: quella del “compromesso storico”. Un racconto politico, ma anche profondamente umano: ne abbiamo parlato con il regista durante un’intervista esclusiva.

Ici l’article en français

Lunedì 6 ottobre, c’era il pubblico delle grandi occasioni al MK2 Odéon Saint-Michel per l’anteprima parigina di Berlinguer – La grande ambizione, alla presenza del regista e co-sceneggiatore Andrea Segre. L’evento era organizzato dal distributore francese Nour Films con la collaborazione del PCF Paris e della Fondation Gabriel Péri.

Andrea Segre (réalisateur) et Charles Hembert (Nour Films – distributeur français) à l’avant-première du 6 octobre

Uscito nell’ottobre 2024 in Italia, dove ha attirato oltre 700.000 spettatori, Berlinguer – La grande ambizione racconta un periodo cruciale nella vita dell’ex segretario del Partito Comunista Italiano: quello in cui tentò di creare il “compromesso storico”, un’alleanza di governo con la Democrazia Cristiana, contro il parere dell’URSS. Il film si apre nel 1973 con il colpo di Stato in Cile e la caduta di Allende, mentre Berlinguer è alla guida del PCI da appena un anno. La lezione è chiara: un Partito Comunista isolato nell’Europa occidentale corre il rischio di essere escluso dal potere, e per far passare le proprie idee serve un’alleanza più ampia.
Seguiamo quindi Berlinguer nella sua vita politica e privata: incontri segreti con membri della DC, attese febbrili dei risultati elettorali (il PCI otterrà nel 1976 il record del 34%), e cene in famiglia in cui si parla (naturalmente) di politica, anche con i bambini. La narrazione arriva fino al 1978, con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, che stroncheranno definitivamente le speranze della “Grande Ambizione”. Berlinguer morirà poi nel 1984.

Andrea Segre firma un film politico solidamente documentato, denso di informazioni ma sempre chiaro, anche per chi non conosce a fondo i personaggi storici. Se a tratti risulta verboso, ha comunque il merito di rendere limpidi gli ideali e i dilemmi di Berlinguer e dei suoi alleati, come pure le tensioni con i suoi avversari, a cominciare dall’Unione Sovietica di Brežnev, fermamente contraria a un’alleanza con la DC e a un’idea di comunismo libero e democratico. (Quando, nel film, un collaboratore chiede a Berlinguer se i russi siano amici o nemici, lui risponde ironico: «I russi sono amici che aiutiamo a cambiare.») Segre moltiplica inoltre i piccoli momenti di vita quotidiana, talvolta divertenti, talvolta toccanti, che arricchiscono il racconto e danno profondità ai personaggi.

È impossibile non notare quanto certi passaggi risuonino ancora oggi, specie nel contesto politico francese attuale: come non sorridere davanti all’intervista del direttore della Fiat che annuncia di voler lasciare l’Italia se i comunisti andranno al potere, o davanti alla scena in cui i dirigenti della DC rifiutano di formare un’alleanza con il PCI, ma chiedono ai suoi membri di non censurare il governo?

Mescolando con finezza immagini d’archivio e parti di finzione in un montaggio curatissimo, Segre ci immerge con efficacia nell’epoca. La musica di Iosonouncane, tutta in delicatezza, unisce le transizioni e amplifica l’emozione delle sequenze chiave (in particolare quella finale). E naturalmente Elio Germano brilla per la sua interpretazione sobria e intensa del ruolo di Berlinguer, che gli è valsa il quinto David di Donatello (il film, con quindici nomination, ne ha vinti due).

Dopo la proiezione del 6 ottobre, davanti a una sala gremita e a un pubblico ampio e vario – franco-italiano, ma anche molto giovane, con la presenza di numerosi liceali – Andrea Segre ha risposto a lungo alle domande degli spettatori. Ha spiegato di aver voluto fare un film su Berlinguer, personaggio mai interpretato prima al cinema, perché lo considera un esempio “utile” della Storia, un percorso che offre chiavi per comprendere il presente e questioni ancora vive nella società di oggi.
Ha aggiunto che il rapimento e l’assassinio di Moro sono stati più volte raccontati dal cinema, ma mai dal punto di vista di Berlinguermentre, a suo avviso, le due vicende sono profondamente legate. Segre ha parlato anche del lungo lavoro di ricerca preparatoria, non solo documentaria ma umana: ha collaborato per due anni con i figli di Berlinguer, che gli hanno affidato i loro ricordi e aperto archivi familiari privati. Ha spiegato infine la sua ricerca di “una terza dimensione tra realtà e finzione, attraverso un uso poetico delle immagini d’archivio”, capaci secondo lui di suscitare un’emozione che non si può controllare.

Berlinguer – La grande ambizione è uscito in Francia l’8 e resta in programmazione in diverse sale parigine: non possiamo che invitarvi caldamente ad andarlo a vedere!

Parigi Grossomodo ha inoltre avuto la fortuna di poter porre alcune domande ad Andrea Segre nel corso di un’intervista telefonica che abbiamo il piacere di condividere con voi.

Le réalisateur Andrea Segre à l’avant-première du 6 octobre
L’Intervista ad Andrea Segre

 

PG: Un biopic “classico” avrebbe potuto iniziare prima nella carriera di Berlinguer e concludersi con la sua morte. Come ha scelto i momenti di inizio e di fine del film?
AS: Questo film non racconta la storia di Berlinguer: racconta la storia della Grande Ambizione, la storia di una comunità e di un sogno collettivo guidato da Berlinguer. In quel periodo questo sogno raggiunge il suo punto più alto, partendo dalla consapevolezza del rischio di essere uccisi e arrivando fino al momento in cui colui che aveva evocato questo rischio viene davvero assassinato. È questa la storia del film: Berlinguer ne è soltanto il protagonista.

PG: Aveva deciso di integrare materiali d’archivio già in fase di scrittura? Ha scritto il film a partire da essi o li ha scelti più tardi, a montaggio iniziato?
AS: Fin dall’inizio volevo inserire archivi, ma ho scelto quali solo alla fine. Ne ho visionati moltissimi, davvero tantissimi. Poi, durante il montaggio, abbiamo selezionato: da circa quattrocento ore ne abbiamo tenute solo dieci minuti. Ma sapevo già dall’inizio che ci sarebbero state.

PG: Posso chiederle perché?
AS: Perché credo nella forza della combinazione tra finzione e archivio. Mi auguravo che l’archivio non fosse solo una testimonianza storica, ma un linguaggio artistico che, intrecciato alla messa in scena, raggiungesse una dimensione inattesa. Non è semplicemente “ti mostro ciò che è accaduto”: vivi una relazione tra reale, finzione e poesia, che ti porta altrove. L’archivio è una dimensione potentissima, che ho sempre amato frequentare. Quando lo usavo nei documentari non si notava; ma appena l’ho inserito nella finzione, molti hanno cominciato a chiedermi il perché. In realtà, l’ho sempre fatto.
(Nota della redazione: Andrea Segre ha realizzato numerosi documentari; Berlinguer – La grande ambizione è invece il suo quarto lungometraggio di finzione).

PG: Nel film il passaggio tra le scene di finzione e le immagini d’archivio è quasi impercettibile, anche se i formati sono molto diversi. Come avete lavorato in montaggio?
AS: Bisogna considerare ciò che accade negli archivi esattamente come ciò che si filma con gli attori. Quando dirigi un attore, controlli lo sguardo, le parole, i movimenti, giusto? Ecco, puoi fare lo stesso con i protagonisti delle immagini d’archivio, con i loro gesti, con i loro sguardi. La transizione da una scena all’altra avviene in modo fluido, perché è trattata come cinema, non come altro. L’archivio è cinema. Solo se lo vivi nella sua intensità resta tale. Spesso invece si usa come in certi documentari televisivi, dove viene mostrato con una voce off che spiega ciò che stai vedendo. Ma in realtà l’archivio è sempre immagine, è sempre cinema. Se lo tratti come tale – nel montaggio, nell’estetica, nella colorimetria, nel rapporto con la musica – resta cinema.

PG: Lei conosce Elio Germano da quindici anni e ha pensato subito a lui per il ruolo di Berlinguer. Come avete lavorato insieme? Ha cercato di farlo “assomigliare” a Berlinguer o di costruire un personaggio più libero?
AS: Naturalmente era importante avvicinarsi a lui: è un personaggio molto noto in Italia. Abbiamo lavorato su costumi, parrucca, e Elio ha lavorato molto sulla voce, per somigliare a Enrico. Ma quella era la parte più semplice: sapevo che Elio sa imitare, non era un problema. Il vero lavoro, durato mesi, è stato capire cosa pensasse Berlinguer e come pensasse. Abbiamo studiato a fondo la sua riflessione politica e la sua intimità, la sua maniera di essere, così come quella degli altri personaggi. È questo il lavoro che facciamo: scavare in profondità, non restare alla superficie. Il resto viene dopo, ma è la parte facile: altrimenti, si rischia di fare solo una piccola imitazione televisiva di un minuto, e poi diventa noioso.

PG: Quanto è durata la produzione?
AS: L’idea iniziale risale al 2020, il film è stato girato tra il 2022 e la fine del 2023, e poi uscito in Italia nel 2024.

PG: Il film ha avuto un grande successo in Italia. Perché pensa che possa interessare anche il pubblico straniero?
AS: Perché è un film sulla Grande Ambizione, cioè su cosa significhi, nella vita, condividere un sogno con gli altri. E in un mondo in cui questo è sempre più difficile, credo che il pubblico abbia voglia di riflettere su cosa voglia dire avere – o non avere – una grande ambizione. Nel senso gramsciano: non l’ambizione di diventare un calciatore o un regista famoso, o un ingegnere di successo, perché quelle sono piccole ambizioni. La vera Grande Ambizione è essere in tanti, insieme, per migliorare il futuro di tutti. È di questo che parla il film, e credo che riflettere su questo, oggi, sia fondamentale.

PG: Ultima domanda: sta già lavorando a nuovi progetti?
AS: Lavoro sempre in parallelo su due progetti, un documentario e una fiction, e sto iniziando entrambi in questi mesi. Ma è ancora tutto un po’ vago, non posso dire di più. [NDR: Andrea Segre ha poi annunciato il suo prossimo documentario, Noi e la grande ambizione, “un viaggio in Italia sul rapporto tra le nuove generazioni e l’impegno politico”, girato durante la distribuzione italiana di Berlinguer – La grande ambizione. Sarà presentato in anteprima il 20 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, e uscirà in sala in Italia il 10 novembre].

Intervista realizzata da Gloria Liccioli.
Ringraziamo calorosamente Andrea Segre per il tempo dedicato, così come il team di Nour Films e Viviana Andriani, che hanno reso possibile questo incontro.

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