Migranti a Parigi XVIII: sgomberi umanitari o pulizie di primavera?

Pajol
Photo: AFP

Dopo un anno in cui circa 350  persone – migranti, principalmente sudanesi ed eritrei – erano accampati sotto il cavalcavia della metro 2 tra la Chapelle e Barbes Rochechouart, senza che nessun potere politico (statale, regionale, comunale) avesse fatto il benché minimo tentativo di risolvere una situazione largamente al di là dei limiti dell’indecenza, la mattina del 2 giugno i corpi di polizia si sono presentati in tenuta antisommossa per “evacuare” (questo il termine ufficiale, che forse non rende bene l’idea dell’espulsione in piena regola che queste persone hanno subito) il campo. Il motivo ufficiale? Le condizioni sanitarie precarie in cui i migranti (tra i quali più di 150 erano domandanti asilo) vivevano, con tanto di rischio di epidemie. Un’evacuazione umanitaria, dunque? Sarebbe bello crederlo. Allora a che pro disperdere le persone che non sono salite sugli autobus, e fare piazza pulita dei pochi averi che rimanevano nelle tende? A che pro militarizzare un quartiere neanche fossimo in piena guerra civile? E soprattutto, a che pro lasciare un paio di centinaia di migranti (divenuti nel frattempo veri e propri SDF) vagare scossi e inquieti per il quartiere, cacciandoli come prede impaurite? 

Ovviamente l’unico risultato concreto  ottenuto con questa mirabolante operazione è stato quello di disperdere i rifugiati, i quali hanno presto trovato nell’esplanade di fronte alla Halle Pajol, a poche centinaia di metri dalla Chapelle un nuovo spazio temporaneo in cui accamparsi con i pochi beni che erano riusciti a salvare dal precedente sgombero. E in questa scelta, lo ammetto, hanno dimostrato – e mal gliene incolse – di non essere assidui lettori della presse lifestyle : quanto pensavano di poter campeggiare impunemente di fronte al gioiellino di riqualificazione urbana della zona, fiore all’occhiello di un’amministrazione comunale che fa della ripulitura delle zone popolari la sua bandiera? Lunedì 8 giugno, dopo che già la solidarietà delle associazioni e degli abitanti del quartiere si erano organizzate per portare un minimo di conforto alle persone accampate, ha avuto luogo un nuovo sgombero. Questa volta però, in pieno pomeriggio e sotto gli occhi di decine di militanti, di volontari e di abitanti del quartiere, l’azione dei CRS (Compagnies républicaines de sécurité) non ha potuto ammantarsi di “motivi umanitari”, e in molti hanno denunciato le violenze subite non solo dai migranti, reticenti a seguire le ”forze dell’ordine” verso un luogo sconosciuto, ma anche dai presenti che hanno formato una catena umana in difesa dei migranti stessi. Insomma, un comportamento inumano da parte delle forze armate, che ha avuto come nuovo risultato (indovinate un po’) quello di sparpagliare un’altra volta un centinaio di persone, ancora più terrorizzate. Una buona parte ha trovato rifugio (per quanto ancora?) presso il giardino partecipativo dell’associazione Le bois dormoy, dove – ancora una volta – volontari e gente del quartiere si è data da fare per organizzare gli aiuti di prima necessità. La Chapelle dimostra ancora la propria solidarietà, ma l’impressione è che le evacuazioni forzate non siano finite.

Molte voci si sono alzate contro la brutalità dimostrata contro i migranti, trattati, ancora una volta, da  criminali. Infatti, in fin dei conti, colpisce che sia questa la richiesta prioritaria fatta non solo dai migranti, ma da tutti coloro che hanno denunciato i fatti: umanità.

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La lettera redatta dai migranti installati alla Halle Pajol

photo 2É ovvio che nessun governo, come sostiene ragionevolmente Bernard Guetta in un articolo solo in parte condivisibile, tollererà dei campi profughi in centro a Parigi. Ma è altrettanto vero che quella che è stata scelta, e che si è concretizzata negli sgomberi a raffica, è una non soluzione: è nascondere la polvere sotto il tappeto. Solo che la polvere, questa volta, sono delle centinaia di esseri umani, detentori di diritti inalienabili. Ieri pomeriggio si è tenuta una manifestazione di solidarietà con i migranti, tra i cori più urlati “Siamo tutti figli di immigrati” e “abrogazione di ogni legge razzista, che sia di destra o socialista”: il governo, così come l’amministrazione municipale, in tutto questo, tiene un profilo basso.

Riassumendo: dopo un anno in cui qualunque potere politico se ne infischiava grandemente della situazione precaria dei migranti installati alla Chapelle in una settimana le forze di polizia hanno ingaggiato una sorta di lotta senza quartiere contro qualunque tipo di assembramento di migranti nel nord di Parigi. Un’operazione che, purtroppo, assomiglia molto di più alle pulizie di primavera che a una seria soluzione alla situazione dei migranti. Del migrante non me ne occupo fino a quando non lo vedo, però guai a lui se me lo ritrovo tra i piedi. Perchè il campo profughi, va detto, non si abbina tanto bene al design del bar alla moda di fianco, e poi non sia mai che gli avventori disdegnino il brunch domenicale a 25 euro. E poi tra un anno ci sono gli europei di calcio, mica vorrete fare brutta figura per colpa di tutti questi straccioni che si accampano per strada! Ma soprattutto chi vuoi che li compri gli appartamenti nuovi di zecca se poi le finestre sono vista-profughi?

CHI SIAMO

Dal 2013, Italiani a Parigi.

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