Tutto sulla Loi travail

Che cos’è la Loi travail?

Presentata ufficialmente per la prima volta il 27 febbraio 2016, rimaneggiata a più riprese, passata sia in Parlamento che in Senato attraverso il ricorso al 49.3 (la fiducia francese), osteggiata dal 70% dei francesi e da un movimento di contestazione, approvata in via definitiva il 21 luglio e pubblicata sul Journal officiel il 9 agosto 2016, la cosidetta Loi travail, oppure Loi El Khomri, dal nome della ministra di cui porta la firma, è una legge che riforma il codice del lavoro francese.

Loi travail, la versione definitiva

loi travail

Alcuni punti della Loi travail sono stati emendati rispetto alla sua prima versione, ecco i punti che restano controversi per chi contesta la legge.

  • Diminuzione degli stipendi e aumento delle ore di lavoro

Tramite un semplice accordo aziendale, per ragioni non necessariamente determinate da difficoltà economiche, il datore di lavoro potrà, per una durata massima di cinque anni, imporre una diminuzione dello stipendio o un aumento delle ore di lavoro. I dipendenti saranno obbligati ad accettare, pena il licenziamento.

  • Tempo di lavoro e straordinari

Attualmente la durata settimanale di un contratto di lavoro a tempo pieno è fissata a 35 ore. Al di là, cominciano le ore supplementari, pagate almeno il 10% in più, a meno che l’accordo di settore non preveda un tasso più vantaggioso per il salariato. Con la nuova legge, anche qualora un accordo di settore preveda un tasso più vantaggioso, prevarrà l’accordo aziendale.

La durata massima di ore settimanali è fissata a 44 ore e quella giornaliera a 10 ore. La nuova legge prevede che con un semplice accordo aziendale si possa passare a 46 ore settimanali e a 12 giornaliere.

  • Licenziamento per ragioni economiche

Attualmente un datore di lavoro può licenziare qualora l’azienda si trovi in difficoltà economiche oppure sia costretta a chiudere. La nuova legge ridefinisce il concetto allargandolo a un’inflessione delle ordinazioni o del fatturato per un periodo più o meno lungo in base alla dimensione dell’azienda: un trimestre per le aziende fino a 10 dipendenti, due trimestri consecutivi per le aziende fra gli 11 e i 49 dipendenti, tre trimestri consecutivi per le aziende fino al 299 dipendenti e quattro trimestri consecutivi per le aziende più grandi.

Rispetto al testo originale, nella versione definitiva è stata aggiunto un passaggio in cui si sottolinea che “le difficoltà economiche create artificialmente al solo fine di procedere a delle soppressioni di posti di lavoro” non possono “costituire una reale e serie causa di licenziamento”.

In caso di licenziamento abusivo, la versione originale della legge prevedeva un tetto massimo alla somma dell’indennizzo al quale il lavoratore poteva ambire ricorrendo al prud’hommes. Tali soglie, variabili in base all’anzianità del dipendente, sono state eliminate da testo definitivo che prevede ora soltanto una griglia indicativa.

  • La reperibilità

Le ore di reperibilità saranno considerate alla stregua delle ore di riposo settimanale e di conseguenza non retribuite.

Per saperne di più:

Il testo integrale della Loi travail

Dans le détail, ce que contient la nouvelle version du projet de « loi travail » , Lemonde.fr

L’articolo 2 e l’inversione della gerarchia delle norme

Si tratta della parte più controversa della legge, quella sulla quale i sindacati non riformisti (CGT, Solidaires e altri) non sono stati disposti a cedere. “Article 2” in realtà è una semplificazione della ben più complessa denominazione ufficiale della sezione: “Titre II – Durée du travail, repartition et amenagement des horaires”. Al di là delle disposizioni previste (durata legale di lavoro settimanale, tasso di maggiorazione delle ore di straordinario, ecc.) è la filosofia sottesa a questa parte della legge a fare polemica, la cosiddetta “inversione della gerarchia delle norme”.

Fino ad ora era la legge dello stato a prevalere sull’accordo di settore e questo sul regolamento interno all’azienda. Inoltre, salvo eccezioni (come per esempio quelle previste per il settore alberghiero), il regolamento aziendale non poteva essere meno favorevole per l’impiegato rispetto all’accordo di settore che, a sua volta, non poteva prevedere condizioni peggiori rispetto alla legge dello stato. L’articolo 2, invece, stabilisce che, in merito al tempo di lavoro, il regolamento interno all’azienda prevale sull’accordo di settore, anche qualora preveda condizioni meno favorevoli per l’impiegato.

Ciò pone problema soprattutto dal punto di vista della remunerazione delle ore di straordinario: se la durata legale di lavoro settimanale rimane fissata a 35 ore, il tasso di maggiorazione delle ore che oltrepassano tale durata è fissato al 25% per le prime 8 ore e al 50% per le restanti, fino a un massimo di 44. Tuttavia, tramite un semplice accordo interno all’azienda il tasso di maggiorazione può essere abbassato fino al 10% e la durata massima di lavoro settimanale, straordinari inclusi, può arrivare a 46 ore. Va da sé che questo lascia un ampio margine di manovra alle singole aziende e potenziali riduzioni di stipendio considerevoli per i lavoratori, soprattutto in alcuni settori.

Quali sono gli attori in gioco?

  • I sindacati

Dopo una prima mobilitazione unitaria da parte di tutti i sindacati contro il progetto di legge, i sindacati si sono divisi in seguito ad alcuni emendamenti rispetto alla versione originale.

Continuano ad opporsi alla Loi travail: CGT, FO, Solidaires, UNEF, FIDL, UNL

Sostengono l’applicazione della versione definitiva del testo di legge: CFDT, CFTC

Per saperne di più: Les positions des syndicats sur le texte de loi remanié, Ladepeche.fr

  • Il Medef

Per esteso Mouvement des entreprises de France, il Medef è la Confindustria francese. Tramite la voce del suo attuale presidente Pierre Gattaz, l’organizzazione si è espressa in maniera critica sulla riforma del lavoro che giudica non abbastanza favorevole alle imprese, soprattutto quelle piccole.

  • Il governo

Nella fattispecie la ministra del lavoro El Khomri e il primo ministro Manuel Valls.

La contestazione

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A partire dal 9 marzo, giorno della prima manifestazione e dei primi scioperi contro la Loi travail, la contestazione alla riforma del lavoro è continuata con intensità e forme diverse durante tutta la primavera.

Per saperne di più: Loi travail, la chronologie de la contestion, Leparisien.fr

Che cos’è Nuit debout?

Nuit Debout 36 mars

Per capire la genesi di questa forma di contestazione alla legge sul lavoro “et à son monde” vi rimandiamo a un nostro articolo: Il 37 marzo in place de la République

Chi sono i “casseurs”?

Per capirne qualcosa di più su chi sono veramente i cosiddetti “casseurs”, ll di là del sensazionalismo spicciolo di alcuni canali televisivi e della strumentalizzazione da parte del governo e del Medef, che li hanno erroneamente associati alla CGT, vi consigliamo un’intervista a Olivier Cahn, professore di diritto penale alla facoltà di Cergy-Pontoise e ricercatore al CESDIP-CNRS, pubblicata su Les Inrocks.

Ma se la legge è passata, perché le manifestazioni continuano?

Perché la legge entri veramente in vigore c’è bisogno della promulgazione di più di un centinaio di decreti applicativi. I sindacati che chiamano allo sciopero il 15 settembre 2016 puntano a fare pressione sul governo affinché tali decreti non vengano approvati e la legge risulti inapplicabile.

Per saperne di più: La CGT veut empêcher la sortie des decrets d’application sur la Loi travail, Lemonde.fr

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Dal 2013, Italiani a Parigi.

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