Alcolisti a Parigi

Non fraintendetemi. A me il cinema piace, e anche parecchio. Mi piace vedere un bel film, mi piace sprofondare nella poltroncina rossa di velluto e vivere dentro la storia di qualcun altro per due ore. Però, in realtà, io al cinema non ci vado quasi mai. E il motivo per cui non vado quasi mai al cinema è che essenzialmente io preferisco andare al bar a bere.

La verità è che tra tutti i possibili modi per passare una serata, personalmente preferirò sempre quello che contempla la terrasse di un bar, una bottiglia di vino e un pacchetto di sigarette.

Il mio rapporto all’alcool (che definirei di affetto reciproco) è iniziato in tenera età: il giorno della mia prima sbronza, infatti, coincide con il giorno della mia prima comunione. I miei genitori avevano invitato i parenti ad un pranzo sulle colline di Firenze, in un ristorante tipico in cui ad ogni portata il sommelier abbinava un vino. Ovviamente la bambina curiosa che ero volle assaggiare tutti i vini che venivano serviti a tavola. I tornanti della strada del ritorno diedero il colpo di grazia al mio stomaco non ancora abituato a quest’ambrosia e il mio ricordo della vicenda si conclude con l’immagine dell’auto di mio padre parcheggiata sul ciglio della strada perché io potessi scendere e vomitare.

Questo primo episodio poco glorioso non mi ha impedito di ritentare l’esperienza una manciata di anni dopo, all’epoca in cui tra ragazzini diventa un motivo d’orgoglio riuscire a scolarsi una bottiglia di Tennent’s senza riprendere fiato. Ancora oggi conservo un commosso ricordo del Vardingo, l’orribile vino rosso della Casa del Popolo del mio paese: francamente imbevibile, la sua unica qualità risiedeva nel fatto di potersene accaparrare una bottiglia al bar per la modica cifra di 3000 lire (poi convertita onestamente in 1 euro e 50).

Sbronze allegre e tristi, risvegli difficili, promesse fatte a me stessa di smettere (smentite in media 48 ore più tardi), amicizie nate attorno ad un bicchiere o finite per colpa di qualche bicchiere di troppo… Negli anni ho imparato il lessico e la grammatica dell’alcool.

E – proprio come imparare una lingua straniera si rivela utile una volta all’estero – questo lungo apprendimento mi è stato di grande aiuto una volta sbarcata alla Gare de Lyon, una dozzina d’anni or sono.

Per mia fortuna (o sfortuna, secondo i punti di vista), mi sono trovata a vivere in una città in cui la passione per la bottiglia non soltanto non è particolarmente malvista, ma – al contrario – rientra alla perfezione nei codici sociali.

Come dimostrato dalla recente iscrizione alla lista dei beni culturali immateriali francesi, i bar e i bistrot a Parigi, infatti, sono molto più di semplici locali: sono veri e propri luoghi indispensabile alla vita sociale. Qui, tra un pichet di Côtes-du-Rhône e una sigaretta, i parigini riescono ad affrontare problemi esistenziali come il senso della vita e risolvere – se non altro a parole – qualunque crisi internazionale con la stessa serietà con cui lscelgono il prossimo vino da ordinare.

A Parigi, insomma, l’astemio è mal visto, il bistrot è un tempio e il vino rosso una religione: il mio vizio ha contribuito alla mia integrazione all’estero in modo decisivo.

Ovviamente, arrivata alla mia veneranda età, so benissimo che un bicchiere di rosso non costituisce in alcun modo una soluzione ai problemi (al contrario, finisce spesso per diventare un problema in sé). Eppure, vuoi perché mi aiuta a rompere il ghiaccio con gli sconosciuti agli eventi professionali, vuoi perché adoro i lunghi dibattiti politici accompagnati da un fiasco di rosso, vuoi perché – semplicemente – nei momenti di tristezza il vino consola e smorza l’angoscia del quotidiano… continuo a passare una buona parte delle mie serate con gli amici al tavolino di un bar, con una bottiglia di vino e un pacchetto di sigarette.

Il tutto sapendo che forse, tra qualche anno, potrò dire di star partecipando a una pratica iscritta al Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO: da alcolismo a cultura, a quanto pare, il passo è breve!

 

 

Foto di Lum Lumi su Unsplash

CHI SIAMO

Dal 2013, Italiani a Parigi.

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