Come imbroccano i parigini?

In un precedente articolo vi abbiamo dato il nostro vademecum per cuori infranti a Parigi. Ma cosa succede quando, rimarginate le ferite, si ricomincia a guardarsi intorno alla ricerca di un nuovo amore (o di un piacevole diversivo)? Quando, complici le belle giornate primaverili, gli ormoni rientrano in circolo e ci si ritrova a guardare con occhi imbambolati il cameriere (troppo giovane per noi) del bar sotto casa? Insomma, cosa succede quando, una volta elaborato il lutto – come direbbero quelli che han la pretesa di saper di psicologia – ci si rilancia sul mercato amoroso parigino?

 Per prima cosa si ricomincia ad imbattersi nei parigini.

Credo che un tempo esistesse un certo cliché dell’uomo francese che lo voleva ricco di charme, abile seduttore e impareggiato amante. Ma, a quel che ne so, questa immagine non è più rispondente alla realtà di quella del parigino in basco e baffi spioventi che si aggira per la città in bicicletta con una baguette ben cotta sotto l’ascella. Altrimenti detto: ma quando mai?

baciodEh sì, care le mie lettrici, perché se trovare l’amore della propria vita non è più facile a Parigi che in qualunque altra città del mondo, sappiate che neppure trovare un bon coup o un plan cul come si deve è una missione così scontata. E la ragione principale, senza stare a scomodare psicanalisi, antropologia culturale et similia, è che i parigini se la sentono un sacco. Certo, non saranno gli unici, ma i picchi di autostima che si possono riscontrare qui non hanno eguali in nessun’altra città del globo. Avete senza dubbio presente quegli esemplari di bell’aspetto dall’aria un po’ annoiata che si aggirano per la città. Capello mosso, occhi dolci, barba di tre giorni… Bref, il classico beau gosse. Ecco: quello là o è già preso (di solito da svariati anni, probabilmente dall’epoca in cui il fascino degli occhioni blu era ancora mitigato dall’acne adolescenziale) o, nel restante 20% dei casi se la sente veramente un sacco. Quello che vi sembrerà più incomprensibile è che non sono solo questi fini esemplari della razza gallica a sentirsi, come si suole dire, ‘sticazzi. Ma anche tutti gli altri (anche di quelli che nemmeno ubriaca-al-buio-e-in-fin-di-vita, per capirsi).

Che poi, per carità, col tempo ci si abitua a tutto (per dire, io l’altro giorno ho preso il pollo con le tagliatelle di contorno e mi sebrava pure buono), e dopo qualche tempo di convivenza si impara a sopportare anche questa specie di sommessa arroganza, di misurata superbia, di sottile disprezzo. Ma resta comunque chiusa da qualche parte dentro di noi una risposta troppe volte repressa e ricacciata indietro, nel corso di innumerevoli conversazioni coi locali. Una risposta che se salisse alle labbra suonerebbe all’incirca “ma anche meno”.

Detto ciò, la carne è debole,  la primavera è nell’aria e messer aprile fa il rubacuor: se, nonostante la nostra premessa, non disperate di trovare l’amore (o un buon surrogato) prima dell’estate, ecco la nostra guida alla drague parigina. 

La drague nel centro storico

Notre Dame, il Pont Neuf, l’Ile Saint Louis… Via, cosa c’è di più romantico che un tramonto sul Pont des Arts? Per quanto mi riguarda un sacco di cose. Perfino una serie sul pc con un kebab à emporter. É più facile trovare un tabacchi aperto il 15 d’agosto che un fidanzato in centro a Parigi. Vista la concentrazione di turisti il massimo a cui potete aspirare è un americano ubriaco che biascica Voulay Vous couchay aveck moy? o un banlieusard che cerca di rimorchiarvi con una frase da bacio perugina scaduto, che di solito comprende le stelle e i vostri occhi (o il vostro fondoschiena, per i più prosaici).

Il Marais

Vabbé, che ve lo dico a fare? State perdendo il vostro tempo. Lustratevi bene gli occhi su tutti quei bei giovanotti che affollano le terrazze dei bar del terzo e quarto arrondissement e cambiate zona. Giusto per evitare l’imbarazzante “mais moi j’aime les garçons, tu ne le savais pas?” al quale avrete diritto se siete abbastanza tarde da non capirlo prima. E ( lo dico per esperienza personale) non è divertente.

La rive gauche

Ammetto che l’idea non è male. Idealmente sulla Rive Gauche dovremmo trovare il francesino con la camicina che va a vedere i film d’essai a Le Champo e si legge la biografia di Heidegger sulla terrasse di un bar (un tipo alla Louis Garrel in The dreamers, come direbbe Silvia). La buona notizia è che il francesino esiste per davvero. Le cattive sono che 1. se la sente veramente tanto 2. di solito sta con una francesina bionda che studia a Science Po e vive nel sedicesimo arrondissement 3. è talmente preso dal suo ruolo da intellettuale della rive gauche che difficilmente alzerà lo sguardo dal suo livre de poche per posarlo su di voi. Poniamo però che che, complice una congiunzione astrale favorevole, vi ritroviate in tête à tête con un francesino-della-rive-gauche. Prendete un verre assieme e iniziate a parlare. Questa fase può durare secoli: politica, letteratura, cinema, avrà sempre la sua opinione da esprimere (e da far valere). Ammettere che possiate aver ragione non gli passa neppure per l’anticamera del cervello e molto presto si fa strada in voi la sensazione che più che un aperitivo stiate rifacendo l’esame di maturità. Vabbé, dibattiti e discussioni possono essere un buon afrodisiaco dite? Non in questo caso. Il francesino continuerà a trattarvi come una compagna di corso per tutta questa fase della drague. Gli piacete, non gli piacete? Impossibile saperlo al momento. Se però, nonostante la frustrazione e la voglia di prenderlo a schiaffi, avete il coraggio di resistere un po’ (in media 3 appuntamenti e mezzo) avrete anche voi diritto all’approccio da francesino, che a un’italiana standard abituata a maschi più diretti di un Eurostar provoca sempre un misto di tenerezza e sonno. Prima di arrivare al tanto agognato french kiss, infatti, vi aspettano, nell’ordine: l’avvicinamento delle sedie (5/10 minuti), il braccio sulla spalla (30 minuti circa), le carezzine sul braccio (e a questo punto voi state seriamente disperando di riuscire mai a concludere qualcosa e volete solo tornarvene sul Pont des Arts a farvi baccagliare dal banlieusard di cui prima) e un altro paio di pipponi sull’emergenza umanitaria in Siria o sull’estinzione delle api. Una volta arrivati alla tappa lingua-in-bocca, in compenso, il resto – di solito – va piuttosto veloce… E tre volte su quattro non richiama l’indomani.

Hey mademoiselle t’as un 06?

In assoluto i miei preferiti. Stazionano davanti alle fermate delle metro, ai kebabbari e ad altri centri di interesse artistico-culturale del genere. Le loro zone di elezione sono il diciottesimo (la parte non presa d’assalto dai bobo), il diciannovesimo e una piccola frazione del ventesimo, ma amano fare piccole escursioni nei quartieri limitrofi. La vera questione che si pone e della quale non conosco ancora la risposta è: ma qualcuna si è mai fermata a dargli il numero? Comunque sia io, inconcludente e dispersiva come sono, ammiro dal profondo del mio cuore l’estrema abnegazione con la quale approcciano tutto quello che si muove nell’arco di seicento metri dalla loro postazione. Se non se ne può vantare la fantasia (al di là di un “t’es bonne” e “tu veux pas boire un verre” non ricordo di aver avuto discussioni particolarmente articolate) va comunque riconosciuta una certa costanza nello sforzo: commoventi.

Quelli che non dragano

Conviene a questo punto precisare che esiste un’ampia fetta di parigini che non ci pensano nemmeno di striscio a agganciare una ragazza, per quanto carina e interessante possa essere. Quanti sguardi ammiccanti sono caduti nel vuoto nel corso di un aperitivo al bar o di una festa in casa? E quante volte dopo una lunga chiacchierata sul divano il francese di turno si è alzato per andare a prendere un bicchiere e non è più tornato? (Non venite a dirmi che succede solo a me, tanto lo so che non è vero!) Di solito il tipo in questione è carino, interessante e differisce dal francesino di cui sopra per una minore dose di autostima. Io non so se sia timidezza o disinteresse, l’unica cosa che ho potuto notare è che con questi soggetti la sola tecnica che funziona è il francobollaggio. Ti dice “je vais chercher deux verres de champagne“? Seguitelo. Va al cinema a vedere una maratona notturna del Padrino 1,2 e 3? Proponetegli di accompagnarlo. A meno che – come la maggior parte di noi – non vi stufiate dopo un tempo irrisorio di dovergli fare un marcamento a uomo.

Tanto più che quelli che non dragano nella vera vita alla fine te li ritrovi sempre su Tinder.

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CHI SIAMO

Dal 2013, Italiani a Parigi.

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